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mercoledì 22 ottobre 2008

Più che una Repubblica sembra una dittatura....

MILANO - «Non permetteremo che vengano occupate scuole e università». Silvio Berlusconi usa parole dure durante la conferenza stampa congiunta a Palazzo Chigi, al suo fianco il ministro Gelmini. «È una violenza, convoco Maroni per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell'ordine. Lo Stato deve fare il suo ruolo garantendo il diritto degli studenti che vogliono studiare di entrare nelle classi e nelle aule». In effetti l'incongtro tra il premier e il ministro dell'Interno c'è stato, nel pomeriggio a Palazzo Grazioli. Maroni non ha fatto dichiarazioni. Le parole del premier e l'ipotesi di usare la polizia contro i manifestanti non fermano le occupazioni, che anzi si intensificano in tutta la penisola, e fanno dire a Veltroni: "Proteste così ampie e diffuse dovrebbero portare il governo a ritirare il decreto".
Nel pomeriggio il segretario del Pd convoca una conferenza stampa. Accusa Berlusconi di soffiare sul fuoco e ricorda che in una democrazia il diritto al dissenso va salvaguardato. «Le parole del presidente del Consiglio sono molto gravi e possono avere delle conseguenze - dice Veltroni -. L'impressione è che voglia soffiare sul fuoco invece che sforzarsi di garantire l'unità del Paese, cosa che un presidente del Consiglio non deve fare». Le sue parole - spiega - «radicalizzano una situazione sociale e il presidente del Consiglio si assume la responsabilità di trasformare un problema sociale in un problema di ordine pubblico». Per il leader del Pd, «Berlusconi dice bugie quando nega che nella scuola il governo non abbia effettuato tagli». Veltroni ha letto l'articolo 6 del decreto 112, varato dal Parlamento, in cui sono enumerati i tagli alla scuola nei prossimi tre anni, per un totale di 8 miliardi. Sull'argomento è intervenuto anche il presidente dei vescovi Angelo Bagnasco, secondo cui «i problemi complessi non si risolvono con soluzioni semplici, servono moderazione ed equilibrio. Non ci sono soluzioni semplici».
In serata interviene anche Giorgio Napolitano: «Sulla scuola non posso schierarmi da nessuna parte» ha affermato il presidente della Repubblica. Nella risposta alla lettera che studenti, dottorandi e ricercatori gli hanno consegnato in occasione di una cerimonia all'università 'La Sapienza', il Capo dello Stato auspica l'avvio di un confronto in Parlamento «su come meglio definire e distribuire nel tempo i tagli ritenuti complessivamente indispensabili della spesa pubblica», cercando di valutare «attentamente l'esigenza di salvaguardare livelli adeguati di spesa per la ricerca e la formazione».
A Palazzo Chigi Berlusconi aveva difeso punto per punto il provvedimento, definendolo «un semplice decreto, non una riforma». Il premier assicura che non ci saranno tagli alla scuola e che anzi gli stipendi degli insegnati più meritevoli saranno aumentati di 7mila euro all'anno (direi di sottolineare che di questi 7mila circa 3mila, come minimo, saranno di tasse!) : «Non faremo nessun taglio alla scuola pubblica, il nostro provvedimento è a lungo periodo ed estenderà i suoi effetti in tre anni». In merito al progetto di classi separate per gli stranieri, Berlusconi chiarisce che è un provvedimento dettato «non dal razzismo, ma dal buonsenso». Poi un attacco all'opposizione, accusata di "dire troppe falsità": «La sinistra parla di 86mila insegnanti in meno. È falso. Con la riforma nessuno sarà cacciato. Ci sarà solo il pensionamento di chi ha già raggiunto l'età e il blocco del turn over. La sinistra tenta di costruire un'opposizione di piazza».
«Un'altra falsità che si dice è che vogliamo chiudere le scuole - rincara il premier -. Non è vero, noi pensiamo a una razionalizzazione del personale, cosa prevista anche dal governo di centrosinistra (prima dice che non ci pensano poi che è una cosa prevista anche dal centrosinistra?!?!qui non torna qualcosa!). Per le comunità montane abbiamo previsto che un preside e un segretario possano occuparsi di due o più scuole con meno di 50 alunni». Un'altra questione 'calda' è quella del maestro unico e Berlusconi ne approfitta per bacchettare il suo ministro: «Ti sei sbagliata, non è maestro unico ma prevalente. È affiancato dall'insegnante di lingua straniera, religione e di informatica».
Inoltre - ha spiegato il premier - «considerando una media di 21 alunni per classe, in cinque anni riusciremo ad avere quasi 6mila classi in più di tempo pieno. Non solo non c'e alcuna riduzione del tempo pieno ma è lapalissiano che passando da più insegnanti a uno possiamo avere più docenti da utilizzare nel tempo pieno e quindi si possono aumentare del 50% la classi che possono usufruirne». Oltre che con il centrosinistra, Berlusconi se la prende con i giornalisti: «Portate i miei saluti e quelli del ministro Gelmini ai vostri direttori e dite che saremo molto indignati se non sarà pubblicato nulla di questa conferenza stampa»(poverino!) ha detto ai cronisti, mettendo in evidenza che sulla scuola «si sta facendo una cattiva informazione».
Dal canto suo, il ministro Gelmini ha invitato ad abbassare i toni: «Il governo da sempre è aperto al confronto. Sulla natura della protesta è chiaro che la sinistra ha scelto la scuola e l'università come terreno di scontro». Il ministro ha poi annunciato che nelle prossime settimane presenterà «un progetto per le università», chiedendo «da subito la trasparenza dei bilanci». «Ho avviato controlli in alcuni atenei che sono vicini al dissesto finanziario e che sono peraltro quelli dove le occupazioni sono più forti. Il tentativo di riversare sul governo la responsabilità di una cattiva gestione che oggi raggiunge il livello di guardia è smentito dai fatti. Quindi cerchiamo di mettere le carte in tavola, di giocare a carte scoperte».
Le parole del premier scatenano le reazioni dell'opposizione. «Avviso a "Bava Beccaris-Berlusconi" - dice provocatoriamente il segretario del Prc, Paolo Ferrero -. Il presidente del Consiglio non provi a trasformare una libera e democratica forma di protesta sociale in un problema di ordine pubblico. Le forze dell'ordine il governo pensi a usarle contro la criminalità organizzata che minaccia, uccide e scorrazza in un gran pezzo del territorio del Paese, non contro gli studenti, i professori e i ricercatori che non fanno altro che rivendicare i loro diritti». Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv alla Camera: «Invitiamo Berlusconi a non fare il sergente di ferro e a mantenere l'equilibrio indispensabile per un presidente del Consiglio. Questo atteggiamento istiga al conflitto». Marina Sereni, vicepresidente dei deputati del Pd: «Le parole del presidente del Consiglio sono di una gravità inaudita. Le occupazioni mostrano un Paese reale che non crede alle bugie di questo governo e manifestano un malessere che dovrebbe essere compreso. La reazione di Berlusconi mette a nudo una vera e propria debolezza». Piergiorgio Tiboni, coordinatore nazionale della Confederazione unitaria di base: «Berlusconi si mette l'elmetto in testa e sceglie la strada della repressione. È la stessa linea adottata dal ministro Sacconi che vorrebbe limitare ulteriormente il diritto di sciopero. Vogliono continuare a peggiorare le condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone e togliere loro perfino gli strumenti democratici per difendersi da leggi inique».

1 commento:

Anonimo ha detto...

o gaia mi si è svitata la rotella del mouse e mi si sono seccati gli occhi a leggere un commento così lungo!!! però effettivamente hai ragione