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mercoledì 10 ottobre 2007

a 40 anni dalla scomparsa.....

ho trovato questo artiolo su internet...sembra interessante...
SANTA CLARA (Cuba). A quarant’anni dalla morte, Cuba ha reso omaggio ad Ernesto “Che” Guevara. Più di 10.000 persone, secondo la stampa ufficiale, hanno partecipato alla cerimonia organizzata a Santa Clara, da dove il guerrigliero argentino guidò la battaglia decisiva per la vittoria. Nella Plaza de la Revolucion, sotto la statua del mitico combattente, dinanzi al mausoleo dove riposano le sue spoglie, il presidente facente funzione, Castro, ha celebrato l’evento; presenti la vedova, Aleida March e i figli, Aleida, Camilo, Celia e Ernesto. Castro, che non ha potuto assistere alle celebrazioni perché convalescente, ha scritto un articolo, pubblicato dalla stampa ufficiale cubana, in cui ha celebrato il Che come «un fiore reciso prematuramente dallo stelo».Non solo in Argentina, suo paese natale, e a Cuba, ma in molti paesi latinoamericani, il 40° anniversario di quel 9 ottobre 1967, quando il medico nato a Rosario nel 1928 venne crivellato a colpi di mitragliatrice, viene oggi ricordato con commemorazioni ed eventi. Anche il web è popolato dalle immagini del guerrigliero più fotogenico del pianeta. Quelle celebri di Alberto Korda, che lo ritrasse col basco e la stella a cinque punte, e di Freddy Alborta, autore delle foto con l’espressione di Cristo che il volto del Che assunse da morto. Fotografie che, tramite mille strade, hanno contribuito a far uscire Guevara dai limiti della storia latinoamericana, per farlo diventare un’icona internazionale.
ROMA. «Gli avevo chiesto un’intervista e lui, attraverso sua madre, mi disse di no per due motivi: perché ero un giornalista e soprattutto perché facevo parte del Partito comunista italiano, che lui considerava il meno comunista dei partiti comunisti del mondo».Saverio Tutino, classe 1925, partigiano e giornalista, ha conosciuto Ernesto Guevara e, a quarant’anni dalla morte del Che, ricorda gli anni passati a Cuba, come corrispondente di diversi giornali italiani. Tutino ha raccontato nei suoi articoli (che saranno ripubblicati in un libro che sarà diffuso nei prossimi giorni da’l’Unità») il guerrigliero e l’uomo politico.Oggi, anche se la memoria fa qualche difetto, preferisce raccontare l’uomo. Una personalità fuori dal comune, fiera e anche scontrosa, senza dubbio ricca di fascino. «Il Che - rammenta - era consapevole di essere molto famoso, ma cercava in tutti i modi di mostrare che non gliene importava nulla. Era una figura che aveva un senso dell’intelligenza molto particolare, originale, direi “suo”. Non ripeteva mai ciò che sentiva dire da altri, per esempio da Fidel Castro. Aveva sempre una sua posizione personale e questo lo rendeva attraente per tutti. Soprattutto per i giornalisti».Anche se il rapporto con lui, per i giornalisti, non era una passeggiata: «Con Guevara era difficile avere una discussione politica aperta, a tutto campo. Generalmente le conversazioni terminavano con sue affermazioni drastiche e conclusive, che non ammettevano replica. Era molto restio a cedere alla curiosità giornalistica». Tutino spiega che questo era dovuto anche alla necessità di una riservatezza estrema, molto sentita dal Che: «Si guardava dal dire in pubblico cose che potessero offendere Fidel o danneggiare Cuba. Anche quando tornava dai suoi viaggi, il Congo, la Cina e tanti altri, erano tutti ansiosi di sentire cosa avrebbe detto. Ma spesso lui si tratteneva. Non voleva infatti che passasse l’idea che andava all’estero per coltivare posizioni particolarmente ferme o personali. C’era una fermezza in lui, non si concedeva di assumere posizioni che apparissero troppo visibili o maestose».Caratteristiche che emergevano anche nel suo modo di fare politica, quando a Cuba, dopo la rivoluzione castrista, era diventato ministro dell’Economia e dell’Industria: «Era molto molto riservato». Tutino ricorda anche che il Che non amava l’Unione sovietica: «Quando tornò dal suo viaggio a Mosca si percepiva un distacco da ciò che aveva vissuto: non gli piaceva ciò che aveva visto a Mosca e non gli piaceva il Partito comunista sovietico». La Cuba di oggi piacerebbe a Guevara? «Non credo. Già ai suoi tempi ha sentito avvicinarsi gli americani...». E oggi, quale causa sposerebbe il Che? «Amo pensare che si schiererebbe con Amartya Sen» (l’economista indiano premio Nobel nel 1998, che ha chiarito che il concetto di sviluppo si differenzia da quello di crescita e non coincide più con un aumento del reddito, quanto con un aumento della qualità complessiva della vita). «Credo che gli piacerebbe - prosegue Tutino - perché la sua era una formazione politica e culturale basata molto sulla persona più che sulle ideologie. E grazie a questo riusciva sempre ad attrarre persone che lo ascoltavano con grandissimo interesse».«Oggi - è la conclusione - mi piacerebbe consultare Guevara per la sua personalità, molto rara per Cuba e per l’America Latina di quei tempi. Non c’erano personalità così forti e spiccate, dotate del fascino che aveva lui».