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lunedì 30 luglio 2007

è morto il grande regista Ingmar Bergman

STOCCOLMA - Il regista svedese Ingmar Bergman è morto. Lo ha ha annunciato l'agenzia svedese TT citando la figlia del cineasta Eva.Figlio di un pastore della corte reale svedese, era nato il 14 luglio 1918 ed esordì mettendo in scena numerosi drammi a Goteborg e a Stoccolma. Solo in un secondo tempo si dedicò al cinema, che gli diede fama internazionale. Ma il teatro restò al centro dei suoi interessi. Prima di arrivare alla macchina da presa - realizzò oltre 40 film - era stato sceneggiatore di registi importanti, come Sjoberg e Molander. Poi, fin dai film degli anni '40 (Crisi, Prigione) fu dominato dall'angoscia di esistere, problematicizzata alla luce della 'morte di Dio'. Il successo arriva nel 1956 quando termina Il settimo sigillo che ottiene vari riconoscimenti, oltre al premio speciale al Festival di Cannes; arrivano poi l'Orso d'Oro al Festival di Berlino e il premio della critica al Festival di Venezia grazie a Il posto delle fragole. Successivamente Alle soglie della vita e Il volto ricevono il premio come miglior regia rispettivamente a Cannes e a Venezia, mentre nel 1960 La fontana della vergine gli vale il suo primo Oscar. Nel 1982, dopo quarant'anni di attività, Bergman decide di abbandonare improvvisamente il cinema, per dedicarsi al teatro e alla televisione, così nel 1982, realizza il suo ultimo film per il grande schermo, Fanny e Alexander. Nel 2003 gira Sarabanda, il seguito di Scene da un matrimonio, che con altre 4 reti europee è stato cofinziato dalla Rai, ed è stato anche girato con riprese digitali, sul set Bergman disse: "Questo è il mio ultimo film". Nel gennaio 2005 Bergman ha ricevuto il Premio Federico Fellini per l'eccellenza cinematografica.

Incredibile: Iraq campione d' Asia

Pensate quandi l'Italia gioca gli europei... ecco la coppa d'Asia è l'equivalente degli Europei da noi... (tra l'altro si è giocata in 4 paesi tipo Malesia Indesia Thailandia e Vietnam se nn sbaglio)..Fate conto ke vincono sempre o il Giappone o l'Arabia Saudita o l'Iran o la Corea del sud o l'Australia...ke là vincesse l'Iran è come se da noi vincesse l'Azerbaigian + o -...
BEIRUT - "I nostri politici dovrebbero prendere esempio dalla squadra e unire con la stessa energia tutto l'Iraq": è il commento espresso con molta decisione da un cittadino di Baghdad con il viso dipinto con i colori della bandiera, mentre le telecamere delle tv irachene inquadrano in diretta un fiume di umani avvolti da drappi tricolori - nero, bianco e rosso con tre stelle verdi - che invade le strade della capitale. Si festeggia così a Baghdad e in tante altre città della ex Mesopotamia, fino a quando i militari e i leader religiosi lo consentono, la vittoria della nazionale di calcio che per la prima volta si è aggiudicato l'ambito trofeo della Coppa d'Asia, battendo per 1 a 0 a Giakarta l'Arabia Saudita, considerata molto più forte. "La nostra squadra è l'unico esempio, in questo momento - sottolinea con fierezza uno dei commentatori televisivi, anche lui fasciato dal tricolore - della fusione nel nostro paese di più etnie e confessioni religiose. E' formata da giocatori sciiti, sunniti, curdi, ed è guidata da quello splendido capitano Younes Mahmud che ha segnato il gol della vittoria". "Abbiamo seguito con ansia tutte le partite dall'inizio - dice Ahmed, un iracheno che vive in Libano - e dopo l'1 a 1 con la Thailandia e la vittoria con l'Australia ci abbiamo creduto. Ora questo sogno si è tradotto in realtà". Ahmed è andato con la famiglia a vedere la partita sulle colline vicino Beirut, in un locale dove la tv irachena Al Sumaria aveva allestito un grande schermo in una sala. Con un centinaio di altri iracheni ha esultato ogni volta che la squadra del capitano Younes arrivava vicino alla rete. "E' una lezione sul trionfo dell'impossibile e su come agguantare la vittoria - ha detto in un messaggio ai giocatori, tono retorico ma non fuori posto, il primo ministro Nuri al Maliki ad una tv che lo ha intervistato - Possiate voi e l'Iraq vivere liberi e vincitori in un paese dove gli assassini non trovino più posto. La vostra gioia è più forte dell'odio dei terroristi". Il premio-partita per ciascun giocatore della squadra è stato di 10.000 dollari dal primo ministro e altrettanti dal presidente Jalal Talabani. Premio speciale al portiere Nur Sabri che in tutta la competizione ha preso solo due gol, mentre 20.000 dollari sono andati al capitano Younes, vero e proprio regista del gioco in campo. Ben più generoso il premio assegnato dallo sceicco di Al Anbar, la provincia più tumultuosa dell'Iraq, Abdel Sattar Abu Risha: 150.000 dollari. Più o meno la somma che si dice abbia investito per organizzare gruppi di uomini armati per sgominare al Qaida nel suo territorio. In queste ultime ore sono state sospese anche febbrili trattative in corso per evitare una crisi di governo, causate dalla mancanza di quella unità che invece la squadra di calcio ha saputo manifestare e la cui assenza sembra destinata a indebolire l'aspirazione ed il sogno che come Ahmed tanti cittadini coltivano per il ritorno del loro paese all'unità e alla pace. Sogno testimoniato anche dal numero più contenuto di raffiche di armi da fuoco sparate in aria per la festa, sostituite dal suono delle sirene delle ambulanze e delle auto della polizia, unici veicoli autorizzati a circolare a Baghdad stasera.