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domenica 29 luglio 2007

la Madonna...divinità o no?

MILANO—Era cominciata e finita nel giro di pochi giorni. Una polemica estiva ma di quelle che toccano gli animi: la prevista messa in scena, a Bologna, di uno spettacolo dal titolo «La Madonna piange sperma». Ora, la parola «fine», arrivata dopo poco più di un mese dagli eventi, rischia di riaccendere la miccia: perché a chi gridò alla bestemmia, il procuratore capo di Bologna risponde che così non fu. Il motivo? Tecnicamente, bestemmia solo chi offende una divinità, «e la Madonna non lo è».
Partiamo dall’inizio: a metà giugno nel quartiere San Vitale, compare sui muri delle case il programma di una manifestazione estiva ospitata negli spazi di vicolo Bolognetti. Tra gli spettacoli in cartellone c’è una performance, promossa dall’associazione gay «Carni scelte », dal titolo «LaMadonna piange sperma». Scoppia il caso: la curia cittadina parla di «bestemmia abominevole», il sindaco Cofferati di «inaccettabile volgarità che offende credenti e non credenti», l’arcivescovo Carlo Caffarra celebra una messa «riparatrice» nel santuario di San Luca. La polemica cresce — l’evento, tra l’altro, è patrocinato dal ministero delle politiche giovanili, dalla Regione e dal Comune — e non si placa finché gli organizzatori non decidono di cancellare lo spettacolo (previsto in scena per il 29 giugno scorso).
Storia finita per tutti, ma non per Fabio Garagnani, deputato bolognese di Forza Italia, che denuncia per vilipendio gli organizzatori della performance incriminata. La pratica va avanti e finisce sotto gli occhi del procuratore capo di Bologna, Enrico Di Nicola. Che ora, a un mese e mezzo di distanza, rende nota la sua decisione, maturata — dice — dopo lunghe riflessioni e in una lettera, inviata al gip di Bologna pochi giorni fa, fa richiesta di archiviazione per la denuncia di Garagnani. Motivo: in questo caso, il reato di vilipendio alla religione non sussiste. «Perché—dice Di Nicola —per il codice la bestemmia è tale solo se indirizzata a santità o divinità e la Madonna, per i teologi, non rientra in nessuna di queste categorie».
Per dirimere il caso, Di Nicola si è appellato alla sentenza della Corte costituzionale del 18 ottobre 1995, che dichiara l’illegittimità costituzionale del primo comma dell’articolo 724 del codice penale («Bestemmia e manifestazioni oltraggiose verso i defunti ») che considera colpevole di bestemmia chi offende «i simboli o le persone venerati nella religione dello Stato». Dopo quella sentenza, il reato di bestemmia è limitato a chi oltraggia la «divinità». E se la Madonna divinità non è (ma «simbolo» o «persona ») bestemmia non c’è stata. Ineccepibile dal punto di vista giuridico. Da quello teologico, Di Nicola dichiara di essersi documentato per settimane, «studiando anche nei weekend». Ma non cita le sue fonti. Vedremo cosa ne penseranno curia e fedeli che, dopo aver vinto la battaglia di metà giugno, ora si vedono non offendere, ma addirittura negare la natura divina della Vergine.
E dopo le scuse in tv (le fece, tra gli altri, un ospite a cui scappò una bestemmia durante una trasmissione di Maria De Filippi, nel ’99) e le più varie proteste di innocenza («Invocavo Zizou, non Gesù» disse una volta Tullio Solenghi) vedremo se la vicenda di Bologna farà scuola. Il caso, comunque, non è ancora chiuso: Di Nicola ha inviato gli atti al prefetto Vincenzo Grimaldi che dovrà valutare se, pur non essendo una bestemmia, la performance bolognese fu comunque offensiva per la pubblica decenza, dunque punibile con una sanzione amministrativa.