E' morto come tutti si aspettavano morisse e non per un attacco di cuore mentre faceva il bagno, come un pensionato:
Jim Morrison, la notte del 3 luglio 1971, si era fatto di eroina. A smentire la versione data dalla sua compagna
Pamela Courson, ed accettata ufficialmente dalla polizia senza troppe domande, il libro di colui che all'epoca dei fatti era un giovane dipendente del night dove avvenne la tragedia, e che negli anni sarebbe diventato il vicedirettore di Disneyland Parigi.
Questo il racconto di
Sam Bennet, che nel 1971 aveva una ventina d'anni e non era certo il manager del locale dove invece Morrison, fuggito a Parigi per non dover scontare una condanna per atti osceni nel corso di un concerto, era divenuto di casa: Morrison arrivo' una sera tardi, e si mise ad un tavolo. Fu avvicinato da due tizi, che gli vendettero una dose di eroina. Se non la droga, gli eccessi erano normali in quel night, frequentato anche da stelle del cinema e registi di Hollywood. Morrison pago', i due restarono al night e lui scomparve nel bagno. Passo' qualche decina di minuti, e lui non tornava. Qualcuno ando' al bagno, busso' ma nessuno rispondeva.
Fu sfondata la porta. Morrison era li', con il sangue che usciva dal naso: non si era bucato, aveva sniffato, anche se aveva comprato l'eroina. Il suo era un autentico terrore per gli aghi: non si sarebbe bucato mai.
Intervenne Bennet. In sala c'era un avventore, un medico, che ad esaminarne il corpo non ebbe dubbi nel dire che si trattava di una overdose di eroina. A questo punto intervennero i due spacciatori. Morrison venne portato di peso fuori, sulla strada. Bennet fu invitato dal suo capo a guardare da un'altra parte.
La sua testimonianza e' confermata da quella di un paparazzo locale, Patrick Chauvel, che dice di aver visto i due portar via il corpo esamine del leader dei Doors. Ma era gia' morto? "Penso di si'", assicura. Ma lui stesso ammette che quella sera "non e' che stessimo bevendo solo acqua".
"E' solo svenuto", dissero gli spacciatori che non volevano storie. Fu portato a casa sua. Venne riempita la vasca da bagno di acqua fredda e ce lo infilarono, per fargli riprendere conoscenza. Cosi' fini' Jim Morrison, l'uomo che aveva riscritto la storia del Rock.
La polizia, chiamata piu' tardi, si fece raccontare da Pamela che si trattava di un attacco cardiaco che lo aveva colto mentre faceva il bagno.
"Eravamo andati al cinema", disse la giovane che era solita accompagnarlo ovunque, reggendogli un sacchetto di plastica dove raccoglieva i testi e le musiche che componeva di getto, "Poi siamo rientrati. In piena notte si e' svegliato, stava male. Mi ha detto che faceva un bagno caldo, per rirendersi. Stamane l'ho trovato cosi'".
Strana versione, perche' anche se si trattava di una ragazzo che conduceva una vita non esattamente tranquilla, Morrison era sempre un 27enne che prima non aveva mai accusato problemi di cuore. Ad ogni modo, nonostante i legittimi dubbi che potevano sorgere su tutta la storia, nessuno ordino' l'autopsia.
Il racconto venne universalmente accettato come buono.
Anche un regista noto per cercare sempre un'altra verita' dietro la storia degli anni Sessanta e Settanta come Oliver Stone la riprese nel suo film, fatto uscire vent'anni dopo i fatti. Lo spirito di Jim Morrison, immaginato da Stone come quello di uno sciamano pellerossa, abbandono' il suo corpo nella vasca da bagno. Forse e' anche per questo che quando Bennet, cedendo alle insistenze della moglie, ha scritto il suo "La fine", ha preferito pubblicarlo in francese, come a voler evitare al pubblico di lingua inglese quella che sarebbe una delusione troppo grande.
